Stampa
Categoria principale: Da vedere e fare...
Categoria: Badia
Visite: 2476

articolo pubblicato su Il Foglio numero 4/2004

RESTAURO DEL MONASTERO DI SANTA MARIA ALLA CROCE DI TIGLIETO - RIFLESSIONI
Pierpaolo Franzese

II restauro di un complesso dell'importanza e delle dimensioni di Badia deve necessariamente fondarsi sulla minuziosa conoscenza dei luoghi, dei manufatti, dei documenti e sulle competenze tecniche di coloro che sono chiamati a progettare, dirigere ed eseguire l'intervento.
Ma tutto questo non basta. E' necessaria una riflessione preliminare per individuare i valori connessi all'opera da restaurare da cui far discendere i principi e gli obiettivi da porre a fondamento dell'intero processo progettuale realizzativo.
Prima di tutto il "valore" della storia, inteso non come il ricordo di un medioevo immaginato, ma la concreta coscienza che in questo luogo possiamo trovare una parte delle nostre radici.


Il monachesimo è stato una delle istituzioni che più hanno segnato la storia e il paesaggio del medioevo occidentale.
La fitta rete di monasteri che ha ricoperto i territori dell'intera Europa ha portato con se spiritualità, lavoro, cultura e potere, lasciando segni profondi nel pensiero e nei luoghi. Badia è uno di questi segni, uno dei più significativi in quanto può vantare uno straordinario diritto di primogenitura: primo insediamento cistercense in Italia e il primo fuori dal territorio francese.
Chiunque venga in contatto con il complesso monumentale di "Badia" (sia esso visitatore o restauratore) non può prescindere da questo dato storico che nobilita e rende unico questo luogo. Anzi deve porre questo "valore" alla base della propria esperienza di vita o di lavoro.
Una prima indicazione posta alla base di ogni scelta progettuale è stata quella di conservare "Badia" come un segno, un documento, un testo su cui si possano leggere con chiarezza e semplicità le vicende della storia impresse nelle sue pietre.
Il restauro è stato impostato con il fine di ripristinare, recuperare, rinforzare, ma nello stesso tempo valorizzare ogni elemento in grado di testimoniare la nobiltà delle origini e la complessità della sua storia.
Un altro importante riferimento che ha condizionato ogni soluzione è l'immenso valore dell'ambiente che circonda il monastero. Chi non è mai stato a Badia non può immaginarlo, eppure è così: quando si arriva in questo luogo fortunato e ci si guarda attorno, non si vede alcuna traccia della presenza dell'uomo al di fuori della presenza abbaziale; niente case; niente strade; solo verde e silenzio. Poi guardando con più attenzione, si scoprono i segni dell'opera paziente dell'uomo: le trasformazioni e le bonifiche compiute dai monaci, i percorsi storici e i segni di una costante e amorevole opera di manutenzione e conservazione del territorio ad opera della famiglia Salvago-Raggi.
E uno dei luoghi dove è stato raggiunto e conservato un miracoloso equilibrio fra natura e opera dell'uomo e questo fa sì che il visitatore avverta immediatamente la singolarità e la bellezza di questo luogo.
Il progetto di restauro di tutti i beni ceduti in comodato Cistercense, ha tenuto conto anche di questo "valore".
Ogni intervento necessario per allontanare l'umidità dagli edifici, per razionalizzare gli accessi e la distribuzione degli spazi, nella prospettiva del reinsediamento dei monaci hanno avuto come punto di riferimento la stessa leggerezza di quelli del passato. La pace e il silenzioso colloquio con la natura dovranno rimanere la caratteristica di questo ambiente.
Chi venisse a Badia pensando di trovare un complesso di nobile impianto architettonico resterebbe deluso. Il tempo ha cancellato quanto di monumentale poteva esistere e ci ha lasciato un insieme di edifici che, a prima vista, possono sembrare dimessi.
Ma, il tempo talvolta è anche grande architetto: distrugge ricostruisce, trasforma, consuma secondo regole proprie che non sono quelle dell'architettura. Entrando nello spazio erboso una volta occupato dal chiostro e guardandoci intorno si possono vedere i muri degli edifici che ci circondano con le pietre e i mattoni portati a vista, erosi, scavati dalle intemperie e consunti dal tempo. E poi i segni delle trasformazioni che si sono susseguite: una pietra che sporge ad indicare che forse lì, terminava la chiesa del suo primo impianto, prima dell'ampliamento delle ultime due campate, un'altra a testimonianza della presenza di un elemento dell'originaria struttura lignea della copertura, una finestra murata, un arco di mattoni, le trifore della sala capitolare, i contrafforti del muro della chiesa.
In tutto questo non si vede disordine, ma una sorprendente coerenza: l'opera del tempo ha conferito a questo ambiente e a tutto il complesso architettonico una straordinaria unità.
La conservazione di questo "valore" è forse il tema più delicato dell'intero restauro, perché ogni intervento, anche minimo rischia di compromettere questo delicato equilibrio: la riparazione di una parete dissestata, la ripresa di un intonaco, la sostituzione di un serramento deve essere pensata e realizzata in modo da non contrastare, ma anzi di assecondare l'opera che il tempo è andato lentamente compiendo.
Con il ritorno dei monaci, "Badia" non diventerà un museo, meta di turisti distratti, ma sarà nuovamente un luogo dello spirito, dove la preghiera e il lavoro riprenderanno il loro ritmo quotidiano e dove i visitatori potranno trovare lo spazio e il tempo per una sosta di meditazione.
I Cistercensi riporteranno una nuova vita fra queste pietre antiche. La chiesa e la sala capitolare hanno già ripreso la loro funzione e presto si potranno visitare e fruire il chiostro, la portineria e la foresteria.
Per questo dovranno essere soddisfatte nuove esigenze legate al culto, all'accoglienza, alla vita quotidiana dei monaci.
Il restauro non potrà ignorare queste istanze, dovrà dare ad esse delle risposte precise anche sul piano funzionale.
Questa nuova (e antica) dimensione di Badia sarà il "valore" nuovo da costruire (o da ricostruire); con la consapevolezza che da esso dipenderà il futuro di questo antico complesso.
Questo "valore" futuro dovrà aggiungersi a quelli già presenti senza sovrapposizioni o contrasti ma integrandosi ed armonizzandosi con essi.